La Cassazione: turpiloquio da “assolvere” solo se in ambiente volgare
Le parolacce, se pronunciate in un ambiente di basso livello culturale, per così dire “coatto”, possono essere assolte.
Per valutarne, infatti, la “portata offensiva”, sancisce la Corte di Cassazione, bisogna tenere presente “il tipo di ambiente” dove sono state dette.
Tante volte la Suprema Corte è intervenuta sulla “dilagante volgarità” della gente, ma questa volta i giudici sentono la necessità di fare un distinguo, sostenendo in buona sostanza che il linguaggio sboccato se ha sicuramente una valenza “offensiva” in un ambiente frequentato da “persone di un buon livello culturale” dove queste espressioni non sono “di uso comune”, può non essere recepito con la stessa valenza negativa in un ambiente socialmente modesto.
Ad indurre i giudici supremi ad intervenire sulla “involuzione del linguaggio in uso tra i cittadini italiani che, per effetto dei mezzi di comunicazione di massa, è divenuto sempre più volgare con continui ed inutili riferimenti alla sfera sessuale”, la vicenda di due condomini vicentini che, dopo l’ennesima lite, avevano dato in escandescenza.
In particolare, A.U. era stato denunciato da F.G. inquilino di un “condominio frequentato da persone di buon livello culturale” che si era sentito offeso nella dignità dalla frase a lui rivolta ‘testa di c…’.
Un’espressione sicuramente “volgare” aveva detto il Tribunale ma non certo “idonea a ledere l’onore ed il decoro della parte offesa”.
E così il signor A. U. si era visto assolvere dall’accusa di ingiuria, sino alla sentenza della Cassazione che, operando un distinguo dell’ambiente residenziale, ha annullato l’assoluzione condannando lo sboccato.